logo
Villaggio del Pescatore

Your content goes here. Edit or remove this text inline or in the module Content settings. You can also style every aspect of this content in the module Design settings and even apply custom CSS to this text in the module Advanced settings.

Villaggio del Pescatore
Un progetto durato 25 anni.
"
CATEGORIES

Forse non tutti sanno che vicino a Trieste, a Duino Aurisina, è presente un sito paleontologico.
Una lente fossilifera dalla quale sono stati estratti e lavorati due scheletri di dinosauro praticamente interi e in ottime condizioni.
Il nostro team ha eseguito tutti i lavori di estrazione e preparazione dei reperti dal 1996 al 2019.

Un po’ di storia:

La scoperta dei primi resti fossili risale alla fine degli anni ‘80, ad opera di alcuni appassionati paleontofili.
La presenza di questi reperti, in prima istanza non riconoscibili come dinosauri, ha dato inizio nei primi anni ’90 ad una serie di campagne di scavo.

La prima di queste, in concessione dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali al Museo di Storia Naturale di Trieste portò alla luce un campione che dopo la preparazione, mostrava una coppia di zampe complete in connessione anatomica fu il Prof. Eric Buffetaut del CNRS di Parigi ad attribuire senza dubbio il reperto a un dinosauro del gruppo degli adrosauri. Era il 1994.

Nello stesso anno una studentessa di Scienze Geologiche dell’Università di Trieste, Tiziana Brazzatti, durante un rilevamento geologico, trovò un nuovo affioramento osseo anche questa volta appartenenti ad una zampa anteriore di dinosauro: la differenza rispetto al reperto precedente era che il resto dello scheletro era ancora tutto compreso nella compagine rocciosa.

Era stato trovato l’adrosauro ormai comunemente conosciuto col nome di ANTONIO.
Il lavoro di estrazione del reperto venne affidato dal Ministero negli anni seguenti al nostro team specializzato nel recupero di reperti fossili il lavori si svolsero in accordo con Università degli Studi di Trieste e Museo Civico di Storia Naturale.
Fu un lavoro sperimentale che segna a livello internazionale la storia degli scavi paleontologici.
In sei mesi venne letteralmente “affettata” la collina dove affioravano i dinosauri, usando le normali tecniche di cava con l’uso di fili diamantati.
Alla fine del lavoro di campagna i blocchi contenenti il dinosauro sono stati sottoposti a preparazione chimica con l’uso di acido formico.
Dopo 3500 ore di lavoro in laboratorio veniva alla luce uno dei più bei reperti al mondo di questo tipo di animali, perfettamente articolato e praticamente intero.
Oltre ad Antonio sono emersi i resti attribuibili ad altri 10 adrosauri, probabilmente della stessa specie, un possibile osso della zampa di un dinosauro carnivoro e uno dell’ala di un rettile volante. Oltre a ciò i resti di due particolari coccodrilli, pesci, crostacei e rari vegetali.

Nel 2018, autorizzati e la supervisionati dalla Soprintendenza per i Beni Culturali del Friuli Venezia Giulia, ripresero gli scavi presso il giacimento paleontologico dando alla luce il “fratello” di Antonio, il dinosauro Bruno che con quasi un metro in più di lunghezza si può ora ritenere il piu grande, completo e ben conservato dinosauro italiano.
Questo Sito Paleontologico rappresenta una delle più importanti scoperte paleontologiche in Italia di tutti i tempi. I reperti rappresentano a tutt’oggi gli unici dinosauri ritrovati in Italia in connessione stratigrafica e gli unici emersi a seguito di campagne di, scavo sistematiche e scientificamente condotte.

Antonio

Bruno

La presenza di questi rettili nel Nord Est d’Italia ha costretto una sostanziale revisione della concezione geografica della zona che, circa 80 milioni di anni fa, si pensava prevalentemente dominata da mari e lagune. I dinosauri, animali esclusivamente terrestri, avevano bisogno di ampie terre emerse per vivere che pertanto dovevano per forza essere presenti. I cambiamenti geologicamente rapidi della zona alla fine dell’Era Mesozoica rendono quanto mai ardua una ricostruzione valida del rapporto ambiente acquatico/ ambiente terrestre e la presenza per ora di pochi reperti fossili completamente preparati non concede supporti significativi ad interpretazioni realistiche.

Dal 2013 al 2020, grazie alla collaborazione la Soprintendenza e la disponibilità del proprietario del terreno, il nostro team ha gestito le aperture al pubblico del sito paleontologico. Migliaia di persone, nell’arco degli anni, sono venute a visitare quello che fino al 2020 era il più interessante giacimento paleontologico italiano aperto al pubblico.
Centinaia sono stati i servizi, le interviste e gli articoli su questo sito paleontologico così importante a livello internazionale, ricordiamo la puntata dei National Geographic -In Cacciatore di Dinosauri missione Italia- ultimo servizio prima della chiusura del giacimento al pubblico nel 2020, la serie è visibile su Sky- https://programmi.sky.it/il-cacciatore-di-dinosauri

Ad oggi lo gli scheletri di Antonio e di Bruno sono è custoditi presso il Museo di Storia Naturale di Trieste. https://museostorianaturaletrieste.it/

Approfondimenti:

https://sabapfvg.cultura.gov.it/il-dinosauro-bruno/
https://sabapfvg.cultura.gov.it/duino-aurisina-sito-paleontologico-del-villaggio-del-pescatore-accordo-di-programma-per-la-valorizzazione-e-lo-sviluppo/
https://www.focus.it/scienza/scienze/scoperto-in-italia-un-intero-branco-di-dinosauri
https://www.youtube.com/watch?v=vRMmQN72rG0
https://www.youtube.com/watch?v=4XuEsH92Et0https://www.nationalgeographic.it/scienza/2021/11/il-primo-branco-di-dinosauri-italiani-riscrive-la-storia-del-mediterraneo